giovedì 24 maggio 2012

DDL Lavoro 2012: salario base

Tra i 43 emendamenti che compongono il pacchetto di modifiche previsto per la riforma del mercato del lavoro 2012, uno riguarda i cosiddetti collaboratori a progetto ed è foriero di buone notizie: i relatori, infatti, hanno proposto l'introduzione di un salario base per i co.co.pro. Un provvedimento pensato per porre fine alla giungla delle retribuzioni dei lavoratori parasubordinati, con l'intento in particolare di eliminare quelle al di sotto del limite di sussitenza.

Salario base co.co.pro.: le cose da sapere

I co.co.pro. (contratti di collaborazione a progetto) si differenziano dalle vecchie co.co.co. (collaborazioni coordinate continuative) perché in base all'Art. 62 della Legge Biagi prevedono un progetto specifico, determinato o determinabile nel tempo, ma come queste ultime non presentano indicazioni chiare e vincolanti per quanto riguarda la parte retributiva. L'Art.63 della Legge Biagi parla infatti di un salario "proporzionato alla quantità e qualità del lavoro eseguito" e con "parametro di riferimento i compensi normalmente corrisposti per analoghe prestazioni di lavoro autonomo nel luogo di esecuzione del rapporto", una definizione priva di precisi riferimenti che ha permesso ai datori di lavoro di interpretarla a proprio piacimento e vantaggio, finendo con il giocare al ribasso nella quasi totalità dei casi.

L'emendamento al DDL Lavoro 2012 proposto dai relatori Tiziano Treu (Pd) e Maurizio Castro (Pdl) vuole dunque mettere fine a questa abitudine stabilendo a priori un salario base per i co.co.pro, calcolato dal Ministero del Lavoro facendo la media tra le tariffe minime dei lavoratori autonomi e le retribuzioni stabilite dai contratti collettivi. Modifica che per Treu è ragione di soddisfazione - "c’è la flessibilità buona ed è la prima volta che viene introdotto un compenso di base per garantire i poveri cristi" - ma che il Segretario della Cgil Susanna Camusso non accoglie con uguale ottimismo: "non si vede il segno di un cambiamento vero".
Il governo, da parte sua, mostra invece di gradire, e nella persona del ministro del Welfare Elsa Fornero spende parole di elogio per il lavoro svolto dai due relatori, che sono riusciti a mettere d'accordo i due principali schieramenti, come sintetizza il vicepresidente della commissione Lavoro alla Camera, Giuliano Cazzola (Pdl): "è positivo che questa strana maggioranza sia in grado di trovare soluzioni comuni, condivise da tutti i gruppi, anche in una materia delicata ed intessuta di ideologismi come quella del lavoro".

I numeri dei co.co.pro

La modifica del DDL Lavoro relativa all'introduzione del salario base per i co.co.pro riguarda circa 676 mila lavoratori (35.1% di età inferiore a 30 anni e 28.7% tra i 30 e i 39 anni), che stando ai dati Isfol 2012 hanno un reddito medio di 9.855 euro l'anno. Reddito che si abbassa a 8.500 euro per i 569 mila collaboratori a progetto senza altre occupazioni al di fuori di quella subordinata.

TFA: tutte le novità del 2012

Dopo il 'vuoto normativo' di 4 anni lasciato dall'abolizione delle Scuole di Specializzazione per l'Insegnamento (SSIS) da parte del Ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, il MIUR ha finalmente ufficializzato la partenza dei cosiddetti Tirocini Formativi Attivi (TFA), corsi per conseguire l'abilitazione all'insegnamento. Unica strada per ambire alla tanto sospirata cattedra e con una domanda che eccede di gran lunga l'offerta, detti tirocini sono a numero chiuso e accessibili solo tramite concorso. Ecco allora le cose da sapere sui TFA e le novità per il 2012.

TFA: che cosa sono e come essere ammessi

Il Tirocinio Formativo Attivo è un corso che ha per obiettivo di preparare all'insegnamento i nuovi docenti, affiancando alla formazione teorica la pratica 'sul campo', ovvero nelle scuole. Con una durata media di 1.500 ore, di cui 475 di osservazione e attività didattica in aula, sotto la supervisione di un tutor, il TFA prevede frequenza obbligatoria ed esame finale, superando il quale si consegue l'abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado.

I TFA sono a numero chiuso predeterminato in base alle esigenze stimate dal MIUR, che per il 2012 prevedono 4.275 posti per l'insegnamento nella scuola secondaria di primo grado e 15.792 per l'insegnamento in quella di secondo grado. Per accedere al percorso formativo, pertanto, è necessario superare un concorso, la partecipazione al quale, a sua volta, è subordinata al possesso di precisi requisiti (dettagliati sul portale del Ministero dell'Istruzione) e alla presentazione di una domanda 'online', da compilare sul sito del Cineca (tfa.cineca.it).
L'iscrizione deve essere effettuata tra il 4 maggio ed il 4 giugno 2012 e dà diritto a partecipare alle selezioni - previste dal 6 al 31 luglio 2012, come da Decreto Ministeriale del 14 marzo 2012, n.31 - e a scegliere Atenei diversi per concorrere in più classi di concorso (con unico vincolo di non iscriversi alla stessa classe in più Atenei). A completamento della procedura, il sistema invia una mail che sintetizza le informazioni relative al test per il quale si è fatta domanda, mentre la conferma di accettazione della stessa è subordinata al pagamento della tassa di iscrizione prevista dai singoli Atenei, che deve essere corrisposta per tutte le classi di concorso alle quali ci si iscrive e varia dai 50 euro dell'Università di Trento ai 150 euro di quelle di Catanzaro (Magna Grecia), Roma Europea, Bergamo, Camerino, Urbino.
Un esborso che può diventare considerevole e che unito alle spese previste per seguire materialmente i tirocini sta già sollevando molte polemiche. Tra le altre, per i TFA le novità 2012 prevedono infatti il pagamento di un costo di partecipazione che va da un minimo di 2.500 euro (Università di Bergamo) a un massimo di 3.077 euro (Università de L'Aquila e di Perugia). Tassa giudicata dai più un vero e proprio balzello per ossigenare le casse dello Stato a discapito dei precari e che, oltretutto, potrebbe rivelarsi un investimento a fondo perduto: frequentare il TFA e conseguire l'abilitazione, infatti, non significa automaticamente diventare insegnanti di ruolo.

Il TFA e il concorso per diventare insegnanti di ruolo

Per quanto riguarda la possibilità di diventare insegnanti di ruolo dopo aver frequentato il TFA, le novità 2012 parlano chiaro: una volta conseguita l'abilitazione, la trasformazione non è scontata nè immediata, ma subordinata al superamento di un concorso che, stando a quanto affermato da Francesco Profumo, per il 2013-2014 porterà all'assunzione di 5-8 mila unità tra i docenti già abilitati, mentre quelli usciti dal primo ciclo di TFA dovranno aspettare il nuovo bando, previsto per la primavera 2013. Nelle intenzioni del Ministro c'è infatti la volontà di regolarizzare la scuola con concorsi a cadenza biennale, ma questo non toglie che il 'rischio di impresa' del sistema sia elevatissimo e per molti del tutto insostenibile.

Assunzioni: le regole per gli sconti fiscali

Tra le iniziative per incentivare il lavoro, soprattutto al Sud, una novità di rilievo è rappresentata dalle assunzioni con sconti fiscali. Il governo ha infatti varato un piano di incentivi volto a creare occupazione stabile in otto regioni del Mezzogiorno, per l'esattezza in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Ecco allora un focus sull'iniziativa, per conoscerne dettagli e modalità di adesione.

Lavoratori svantaggiati e molto svantaggiati: il Bonus Sud

Per favorire l'occupazione al Sud, il governo ha lanciato un'iniziativa che prevede assunzioni con sconti fiscali per le aziende che decidono di inserire in organico o lo hanno già fatto - a tempo indeterminato, tra il 14 maggio 2011 e il 13 maggio 2013 - lavoratori svantaggiati e molto svantaggiati. Nello specifico, la categoria dei lavoratori svantaggiati comprende tutte quelle persone che:

mentre di quella dei lavoratori molto svantaggiati fanno parte coloro che non hanno un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi.
Il piano può contare su 142 milioni di euro messi a disposizione dal Fondo sociale europeo e ripartiti dal ministro per la Coesione territoriale in 4 milioni per l'Abruzzo, 1 per il Molise, 20 per la Campania, 2 per la Basilicata, 10 per la Puglia, 20 per la Calabria, 65 per la Sicilia e 20 per la Sardegna. La fruizione del bonus, invece, sottosta alle regole fissate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Ministero per la Coesione Territoriale con il decreto attuativo 70/2011 (convertito con alcune modifiche dalla Legge 106/2011), approvato dalla Conferenza Stato Regioni il 10 maggio 2012.

Come funzionano le assunzioni con sconti fiscali

Come è possibile leggere sul sito del Governo (governo.it), il Bonus Sud consiste in un beneficio "spettante nella misura del 50% dei costi salariali, da utilizzare in compensazione". Questo significa che se un'azienda decide di effettuare assunzioni con sconti fiscali, se inserisce un lavoratore svantaggiato può usufruire di un credito d'imposta pari al 50% per i 12 mesi successivi all'assunzione, mentre se ne inserisce uno molto svantaggiato il medesimo bonus è applicabile per 24 mesi. Inoltre, lo sconto "per ogni unità lavorativa è calcolato sulla differenza tra il numero dei dipendenti a tempo indeterminato, rilevato mensilmente, e quello dei lavoratori a tempo indeterminato mediamente occupati nei dodici mesi precedenti alla data dell’assunzione" e nel caso di part-time "il credito spetta in proporzione alle ore prestate rispetto a quelle previste dal contratto nazionale".
Per avere accesso al piano di scontazione, le singole aziende devono fare richiesta alle regioni tramite apposita istanza e attendere l'ok da parte delle stesse, subordinato alla disponibilità delle risorse stanziate. Il bonus non è cumulabile con altre misure di sostegno nazionali o comunitarie e può essere revocato - maggiorato di interessi e sanzioni - se:

Nuove scosse in Emilia: paura fino a Bologna Sciacalli sorpresi nel Modenese: 5 denunciati

I nuovi sisma colpiscono ancora Finale. Intanto i vigili del fuoco hanno ripreso i controlli delle strutture lesionate

 Paura nella notte a Finale Emilia per due forti scosse avvertite tra mezzanotte e l'una. La prima ha avuto un'intensità di 4.3 ed è stata avvertita sia a Modena che a Bologna mentre la seconda ha avuto magnitudo 3.2. Le scosse sono proseguite con intensità variabile tra 2.6 e 3 per tutta la notte. Dall'alba sono in corso a Finale accertamenti per verificare le condizioni delle costruzioni già lesionate.

Non si ferma lo sciame sismico

Sono state 20 le scosse di terremoto registrate nella notte dai tecnici dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia tra le province di Modena, Ferrara e Mantova. Alcune di queste scosse sono state avvertite dalla popolazione. Lo rende noto la Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione civile, in costante contatto con i territori colpiti.

Per la paura la gente dorme in macchina

 
Campi di assistenza esauriti e intere famiglie in macchina dopo le due scosse. "E' tornata la paura - ha detto il sindaco di Finale, Fernando Ferioli -. Stiamo tornando indietro, finché non ci sarà un po' più di tranquillità non riusciremo a progredire. Cercavamo di convincere le persone a tornare nelle loro abitazioni, se agibili, ma se continuano queste scosse sarà impossibile".


Altri danni al castello Estense


Le due scosse hanno provocato forti danni nei palazzi già lesionati. Soprattutto il castello Estense, dove c'è stato un nuovo crollo vicino alla torre. I tecnici, gli ingegneri e gli esperti che si trovano a Finale stanno eseguendo sopralluoghi e la zona rossa, che ieri era stata ristretta, sarà nuovamente allargata alle strade principali del centro storico. 


Corsa contro il tempo per far controllare gli edifici

 
Le verifiche sulla stabilità degli edifici, pubblici e privati, proseguono senza sosta. I vigili del fuoco hanno effettuato circa 2.159 sopralluoghi in altrettanti immobili che sono risultati agibili nel 98% dei casi. Una corsa contro il tempo per consentire agli abitanti di queste zone di tornare a casa e per permettere alle attività economiche, industriali ed agricole, di riaprire i battenti. Ogni giorno che passa, il conto dei danni è sempre più alto: diverse centinaia di milioni di euro, secondo Confindustria, mentre Coldiretti ha stimato in 200 milioni la perdita secca nel settore agricoltura.

Sciacalli in azione nei pressi di una gioielleria, 5 denunce nel Modenese


 Sciacalli in azione nelle zone terremotate dell'Emilia. Nell'ambito dei controlli predisposti per evitare il fenomeno, i carabinieri hanno denunciato cinque italiani tra i 17 e i 31 anni. Sono stati sorpresi nei pressi di una gioielleria di Mirandola, dove due di loro avevano appena tentato di vendere due anelli d'oro di dubbia provenienza. Nell'auto su cui viaggiavano, una Polo, i militari dell'Arma hanno trovato un utensile atto allo scasso.

venerdì 16 marzo 2012

Cronache dalla disperazione

La maglia nera della provincia più povera d’Italia la indossa, nel Sulcis, sudovest della Sardegna, la provincia di Iglesias-Carbonia. Secondo i dati ufficiali di Unioncamere, su circa 130.000 abitanti, un terzo sono disoccupati o in cassa integrazione, un altro terzo pensionati. Una Sardegna non di copertina, ma bella e fiera a suo modo, un tempo polo di assoluto interesse anche industriale per le ricchezze del sottosuolo, alluminio e lana di roccia in primis.

Oggi, adducendo mancanza di servizi e infrastrutture, costi alti dell'energia, assenza di un governo nazionale affidabile, le aziende vogliono andare via. Industria che appare come una dannazione e un contrappasso da pagare nella stagione della chiusura degli stabilimenti e della delocalizzazione. Lo dimostra il collasso del polo di Portovesme, con le fabbriche di Ila, Eurallumina e Alcoa, in crisi, e la lunga lotta degli operai della Rockwool per conservare il posto. Non ultimo, lo sfinimento dei commercianti, ormai privi di liquidità, subissati dai pignoramenti. La lotta, nel caso dei 7.000 che si sono riuniti nel movimentoCommercianti e artigiani liberi”, ha il volto, tra gli altri, di Andrea Impera, leader del movimento, commerciante a sua volta.Finanza chiarisce bene come, sulla sua stessa pelle, ha vissuto le dinamiche della crisi.

"La mia percezione - racconta Impera - risale a tre anni fa. Le cose già si limitavano a galleggiare, ma a partire da gennaio 2011 è crollato tutto. Le vendite sono calate tantissimo, i negozi hanno iniziato a perdere clientele, complici anche i centri commerciali. Io prima vendevo 300 camini all’anno, ora 20-30. I costi per gli esercizi non sono più sostenibili. Prima reggevamo, anche grazie alle industrie. Poi hanno iniziato a collassare, una dopo l’altra, e sono andate a morire con un effetto domino sulle buste paga e il potere d’acquisto. Qualche settimana fa, sono stato da una famiglia, dove ormai mangiano la polenta  a pranzo, e il latte a cena".

Al default industriale, si accompagna anche la mancata valorizzazione di un territorio che pure potrebbe vivere di turismo. "Del turismo se ne sono sempre fregati. Abbiamo spiagge e mari bellissimi e non li facciamo conoscere. Il porto di Sant’Antioco che fine ha fatto? I soldi erano pronti ma sono stati bloccati. Su altri fronti, mi chiedo: se ci sono statistiche che dicono che ormai, nel Sulcis, la produzione ha livelli del -78%, è evidente che siamo catalogati come sottosviluppo. Perché dal governo nazionale non arriva la reazione? Questa non è teoria, fatti astratti".
 Il movimento è attivo da mesi e, nella dilagante protesta del popolo dei tartassati, finiscono la politica ma anche le esose richieste di Equitalia: "Noi abbiamo deciso di non appartenere ad alcun partito e ad alcun sindacato. Non diciamo che la politica non serve, il discorso è: non potete tirarci il braccio adesso che constatate che siamo una realtà e quindi venite da noi e ci volete appoggiare. Andassero dietro la scrivania a risolvere i problemi che loro stessi hanno creato. In quanto a Equitalia, noi stiamo chiedendo una moratoria biennale, per ossigenarci e poi pagare: i soldi non ci sono". Il movimento è grande, composito e non di rado affiancato da altre forze, come il Movimento Pastori Sardi, ma anche casalinghe, pensionati. Il popolo, insomma.

"Dalle riunioni al popolo in piazza - continua il leader del movimento -, il passo è stato breve anche se capiamo che non possiamo andare avanti per mesi a fare proteste o scioperi. Ma io ho una certezza allo stato attuale: tra poco la gente non la teniamo più, credo che a una vera rivolta di popolo manchi poco. Vogliono le risposte e in fretta. A Villamassargia, durante il presidio, ho visto delle scene brutte, una situazione sfuggita di mano, gente che sputava sulle macchine che portavano in città i prodotti dei camion bloccati: siamo riusciti a placare l’ira della gente".

Conta la lotta ma anche avere una visione di futuro. Come nel caso della Cooperativa Sociale San Lorenzo, che opera in molteplici settori, dall'edilizia alla falegnameria, operando anche nell'inserimento di persone che scontano pene in esecuzione esterna. Giuseppe Madeddu, il presidente, si è speso molto, nel 2010, per rilevare la fabbrica della lana di roccia della danese Rockwool, a Sa Stoia, periferia di Iglesias. L’obiettivo, rilevata la fabbrica, è quello di produrre materiali per la bioedilizia riassorbendo anche personale.

La cooperativa faceva parte dell'indotto. Chiusa la Rockwool, desiderava riconvertire la fabbrica. Ma, malgrado la presentazione del progetto industriale, e anche un riconoscimento come finalista del premio "Eco and the City Giovanni Spadolini", a Firenze, lo scorso novembre, tutto è fermo. Spiega il presidente Madeddu a Yahoo! Finanza: "Noi, come San Lorenzo, abbiamo presentato lo scorso agosto il nostro piano ma non abbiamo avuto risposte dai vertici competenti, assessori in primis. Il nostro è un mercato che ha valore di livello europeo, a fronte di paesi che hanno le competenze ma non le materie prime. Non è ancora partito nulla. Sono 70 mila metri quadrati di superfici calpestabili e 10 mila metri quadri in grado di ospitare iniziative industriali. Lo stabilimento è nato nel 1965, passato poi a Rockwool che a sua volta lo ha dato a noi, anche con una certa responsabilità sociale. Una cooperativa come la nostra non ha liquidità ma proseguiamo nella ricerca di investimenti, con i nostri contatti, poiché né la Regione, né la Provincia e i relativi assessori si muovono: resta il Fondo nazionale di sviluppo economico".


La sfida - sottolinea - è più complessiva, e vale anche per la Sardegna stessa: "Siamo arrivati tutti insieme al 2012 e non possiamo più ragionare in termini regionali di fatti economici. Bisogna avere il coraggio di parlare delle cose in maniera seria e concreta, senza fermarsi ai miti, alle leggende e magari a una certa idea di identità sarda, che poi ci penalizza. Assistiamo, sul territorio, alla venuta di imprese estere che lavorano con operai stranieri, sfruttano il territorio, ma senza coinvolgere i locali. Gli stessi che però non sono poi disposti ad andare 40 chilometri fuori porta per lavorare. C’è una sottocultura che ci impedisce di confrontarci con altri paesi: il rischio è di avere le idee brillanti, ma non avere chi le traduce in lavoro".

Un discorso complesso da tradurre in atto in un momento dove larghe fette di popolazione vivono in indigenza: "Le pensioni, i sussidi per le disabilità generano una ricaduta di risorse sul sistema. Poi certo, gli ospedali, le scuole, ridanno senso a un ambito dove comunque esiste un doppio reddito, quello delle coppie dove lavorano ambo i coniugi. Eppure ormai, dati anche i segnali che arrivano dal continente, c’è un eccesso di prudenza che abbassa ancora di più il livello generale. Lo stato di stallo in cui siamo è complessivo, tutto il primario si è fermato, la mancanza di liquidità lede anche il sistema del commercio. Nessuno ormai fa più magazzino, non ci sono soldi per sostenere i costi. Noi, in cooperativa, cerchiamo banali comodini che costano 40 euro e ci vorranno 40 giorni per averli. Lo stesso, 30-40 giorni per avere ricambi della macchina. Davanti a una domanda di assistenza con una crescita esponenziale così forte, anche la diocesi non ha forza sufficiente: ormai persino la raccolta domenicale è crollata. Per lavorare sul territorio occorre farlo a più mani. Va sostenuta quella parte del terzo settore che funziona. Non si può pensare che la carità cristiana sia la via".

Sul fronte politico, invece, Madeddu ha corroborata esperienza per dire che c’è ben poco da sperare. Candidato alla presidenza della Provincia, per il Pdl nel 2010, battuto da Salvatore Cherchi del Pd, eletto consigliere,  si è dimesso nel 2011, sostituito dal sindaco di Sant’Antioco, Mario Corongiu. Rivela: "Io non avevo mai fatto politica, ma sempre la libera professione. Mi sono fermato, ho dato le dimissioni, ma prima volevo guardare i bilanci, quello di chiusura del 2010, quello di previsione del 2011. Abbiamo una provincia con 150 unità di personale, a fronte di 130mila abitanti e 23 amministrazioni comunali. Un apparato che fa paura. E quindi 23 giunte, 23 consigli, 1 consiglio provinciale, la giunta provinciale, 1 presidente di provincia, gli assessori, un consiglio provinciale di 24 elementi. Una sproporzione talmente grande che dovremmo essere la Silicon Valley italiana e invece siamo l’ultima provincia del paese. Si sfiorano costi da dieci milioni di euro, cinque dirigenti ci costano ottantamila euro lordi l’anno a testa, il segretario provinciale 120mila euro lordi. Moltiplicando e sommando sono quasi mezzo milione di euro lordi all’anno. E la Provincia amministra 29 milioni, ovvero le ripartizioni della Regione, non ha autonomia impositiva. Su 29 milioni di bilancio, quasi il 50% va via in varie spese che potrebbero essere risparmiate. A febbraio, su 29 giorni, ci sono state 22 riunioni della Commissione Ambiente, dove ogni consigliere marca la propria presenza, pagata, ovviamente. Il tutto con una dinamica 'non vedo, non sento, non parlo', dove ognuno porta a casa i soldi e la responsabilità individuale resta sospesa". Fino al momento in cui ricade sulla testa senza riparo del popolo del Sulcis.

sabato 3 marzo 2012

Montagna: nasce 'Ski Abruzzo', App per smartphone

Da oggi la montagna invernale abruzzese e' sugli smartphone. L'Aptr (l'Azienda regionale di promozione turistica) ha infatti realizzato una applicazione, compatibile con i sistemi Apple e Android, che permette di essere quotidianamente aggiornati sulle condizioni di tutte le aree sciistiche abruzzesi. "Ski Abruzzo", questo il nome dell'app scaricabile gratuitamente su Apple store e Android market, rappresenta di fatto una finestra informativa sul turismo della montagna invernale dallo sci alpino a quello nordico, dalla pratica delle ciaspole all'escursionismo. Intuitiva e di facile consultazione, Ski Abruzzo riporta tutti gli impianti di risalita e le piste abruzzesi (700 chilometri) con le condizioni meteo, il bollettino della neve, gli impianti aperti e le caratteristiche, le mappe zoomabili, web cam e tutti i numeri utili. Per ogni stazione sciistica c'e' una dettagliata sezione informativa che approfondisce tutti gli aspetti turistici della localita'. L'App Ski Abruzzo va incontro alle nuove esigenze del mercato turistico: sono infatti oltre 500 milioni i dispositivi mobili smartphone in tutto il mondo, di cui 25 milioni solo in Italia. La realizzazione dell'app rappresenta solo l'ultima iniziativa dell'assessorato al Turismo e dell'Aptr nel campo del web. 

 

Entro giugno wi-fi gratis a Perugia,Tlc

Entro giugno, in contemporanea con Umbria Jazz, sara' possibile il collegamento wifi gratuito nella citta' di Perugia. E' stato firmato in Regione il contratto tra CentralCom ed il raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Tiscali e Umbra Control che si e' aggiudicato la gara per la realizzazione di una rete di hotspot wifi, proprio a partire dai comuni di Perugia e di Terni. L'intervento, finanziato dalla Regione Umbria per un importo complessivo di 150.000 euro, prevede la possibilita' di estensione ad altre citta' dell'Umbria con successivi finanziamenti. La localizzazione degli hotspot, prevista nei punti di maggiore attrattivita' territoriale (piazze, biblioteche, aree verdi) risponde all'esigenza di rafforzare l'attrattivita' del territorio, aumentando l'efficacia di comunicazione dei portali istituzionali, con possibilita' di accesso ai servizi informativi connessi alla mobilita', al turismo e alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale. Il servizio offerto e' rivolto principalmente a turisti, studenti, cittadini e business traveller che potranno accedere ad internet utilizzando il proprio personal computer, il proprio smart-phone o altri dispositivi di mobilita'. L'accesso ad internet sara' fornito in modalita' gratuita per due ore al giorno e, nell'ambito di siti istituzionali, senza limiti temporali. Saranno, inoltre, disponibili profili a pagamento senza limitazioni di tempo/volume. La registrazione potra' essere effettuata direttamente online ed autenticata tramite il proprio cellulare. L'attivazione dei primi Hotspot e' prevista per i prossimi 4 mesi. Il progetto, le modalita' ed i tempi di applicazione nel Comune di Perugia sono stati presentati questa mattina, giovedi' 1 marzo, nella Sala Rossa di Palazzo dei Priori, alla presenza dell'Assessore Stefano Vinti.


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