Via libera in commissione e
martedì approdo in aula per il jobs act voluto dal governo Renzi. Ma
l'approvazione di ieri – con i voti della maggioranza e l'astensione di
Forza Italia - è solo la quiete prima della tempesta. Perchè la riforma
del mercato del lavoro che si appresta a cambiare lo Statuto dei
lavoratori fa rinascere mai domate spaccature all'interno del Partito
democratico e compatta i sindacati confederali.
La minoranza dem protesta per il metodo seguito dal governo e il
contenuto del provvedimento. «Necessita di correzioni importanti» dice
uno dei più morbidi oppositori di Renzi, il presidente del Pd, Matteo
Orfini. Più duro l'ex segretario Bersani che parla di «intenzioni
surreali» dell'esecutivo.
Nessuna scissione in vista, ma i mal di pancia sono tanti e la
guerriglia dietro l'angolo, a partire dalla riforma della legge
elettorale su cui invece il premier vorrebbe un'accelerazione. «Sbaglia -
spiega Alfredo D'Attorre – perché le tensioni che sono già così forti
sull'economia, non farebbero che aumentare».
Forza Italia, invece, con l'astensione ha confermato la non belligeranza
promessa da Berlusconi nell'ultimo incontro col premier e ha fatto
capire che potrebbe dare una mano ove la tenuta della maggioranza al
Senato dovesse traballare. Molti azzurri infatti non escludono di votare
il jobs act: «Sono le nostre idee». Di tutt'altro avviso invece i
sindacati che, compatti, criticano la riforma. Cgil, Cisl e Uil si
preparano a una iniziativa unitaria, senza escludere uno sciopero.
Ma la guerriglia che mostra il malumore per le riforme del governo è
probabilmente già in atto in Parlamento che, per la tredicesima volta,
non riesce a eleggere i due giudici della Consulta. Ancora una volta – e
nonostante le sollecitazioni del presidente Napolitano - sono stati
bocciati i nomi di Violante e Bruno. Siccome il lungo weekend delle
Camere è sacro, si tornerà a votare solo martedì ma questi giorni
saranno comunque riempiti dalle trattative per evitare il
quattordicesimo flop.
Il Pd tratta con Sel che potrebbe strappare in cambio un suo candidato
al Csm e Forza Italia prova a convincere la Lega che vuole però un suo
esponente a Palazzo dei Marescialli. Per ora si insisterà sul tandem
Violante-Bruno, ma non si esclude l'entrata in scena di nuove
candidature, se anche martedì dovesse arrivare una bocciatura. Gli
italiani, più che per lo stallo sulla Consulta, sono preoccupati per
l'avvicinarsi del pagamento della Tasi. Oltre 5.000 Comuni hanno
deliberato le aliquote, facendo scattare dunque l'obbligo di versamento
della prima rata sull'abitazione principale entro il 16 ottobre. Secondo
i calcoli della Uil, per una famiglia su due il conto sarà quest'anno
più salato dell'Imu 2012.
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