Una flessione del 6,6% rispetto al 2010, eppure sul ribasso incide sul dato anche l’infausto calo occupazionale che investe il Paese. Sono invece in crescita le denunce delle malattie professionali: se ne contano 46.689, ovvero il 10% in più rispetto al 2010. Lo rivelano i dati elaborati da Senaf, basati sulla Banca dai Statistica Inail. Dati che risaltano in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro, in programma il 28 aprile, uno dei due appuntamenti annuali che richiamano l’attenzione sul tema della sicurezza sul lavoro. L’altro è Ambiente Lavoro, il salone dedicato a mezzi, strumenti e formazione per promuovere la cultura della sicurezza in ufficio, previsto a Bologna, a ottobre.
Dove si verificano più infortuni? Pur essendoci un calo, si ravvisano 647.656 episodi di infortuni nel settore dell’industria e dei servizi; 47.054 nel settore agricoltura, 30.629 episodi nei Dipendenti Conto Stato. Le malattie professionali aumentano nell’agricoltura con 7.967 denunce nel 2011 contro le 6.390 del 2010 (+24,7%), nell’industria e nei servizi con 38.233 denunce nel 2011 contro le 35.678 del 2010. La Giornata Mondiale per la Sicurezza e la Salute sul lavoro, promossa dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) è quindi una doverosa opportunità di riflessione su un tema che richiede più chiarezza normativa, ma anche sensibilità e innovazione da parte delle aziende.
Un dibattito, quello sul lavoro, sempre urgente nel panorama nazionale, in termini di revisione delle leggi e delle tutele esistenti, ma altrettanta importanza sarà data alla sicurezza del primo patrimonio delle aziende, ovvero la forza lavoro? Dai dati emerge, come detto, che la recessione provoca un calo di infortuni, proprio perché c’è meno personale occupato. L’auspicio ovviamente è che l’occupazione torni a crescere, ma che al contempo aumentino gli investimenti in sicurezza. Diversamente, non si capisce quale sia il male minore.
Allargando il discorso oltre la prospettiva italiana, la situazione resta complessa. Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, dei 2.34 milioni di morti sul lavoro ogni anno, solo 321.000 sono dovuti a incidenti. I restanti 2.02 milioni di decessi sono causati da malattie professionali, per una media giornaliera di oltre 5.500 morti. Dati che fanno scalpore e che dimostra quanta strada ci sia da fare per prevenire le malattie professionali che causano danno ai lavoratori e alle famiglie ma anche alle aziende in termini di produttività.
Alla chiamata, dovrebbero rispondere i governi, i sindacati, i datori di lavori essendo centrale il bisogno di rafforzare la prevenzione in materia di sicurezza sul lavoro a partire dai sistemi sanitari nazionali. Come rivela infatti il rapporto The Prevention of Occupational Diseases pubblicato da Ilo, più del 50% dei Paesi non dispone di statistiche adeguate sulle malattie professionali, e molte nazioni non conoscono i dati disaggregati per sesso, mansioni, aree di occupazione.
Per sviluppare strategie servono dati, insomma, come altrimenti innovare e adeguare i sistemi sanitari, le normative, le conoscenze per creare programmi ad hoc? Il tema è importante e complesso: sarà anche abbastanza centrale nelle agende politiche del prossimo futuro?
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