venerdì 13 settembre 2013

ITALIA NON PIÙ PAESE DEI BALOCCHI. FAMIGLIE COSTRETTE A TAGLIARE I GIOCATTOLI

«Per la tua piccolina non compri mai balocchi». Sembrerebbe scritto ieri il ritornello di Balocchi e Profumi, brano del ‘28, se la crisi non avesse “tagliato” anche i profumi.

I giocattoli non si comprano più. O quasi. Tra gennaio e luglio, secondo Assogiocattoli, le vendite sono calate del 3,4% in valore e del 2,4 in volume, a conferma del trend registrato nel 2012 con meno 2% in valore rispetto al 2011. La crisi non risparmia nessuno, neanche i più piccoli. Ora si taglia. Tutti e su tutto. Continua la corsa a offerte e sconti, il carrello della spesa è meno caro ma tavola e dieta sono più povere. Si comprano meno frutta e verdura, con cali rispettivamente del 2,1 e del 6,3 per cento.

Le ragioni sono da cercare nella crisi ma anche nell’ininterrotta crescita di spese obbligate, che rappresenta il 40,6% dei consumi secondo Confcommercio, portando ogni famiglia a spendere 6500 euro l’anno. Nel ’92 erano 2700. Il reddito disponibile pro capite, inoltre, è tornato ai livelli del 1987: 17.300 euro. «La ripresa è solo un annuncio – dice Carlo Sangalli, presidente Confcommercio – imprese e famiglie restano ancora in attesa. Il cuneo fiscale è una delle priorità ma l’aumento Iva va a colpire le fasce deboli».

L’Istat certifica la stabilità dell’inflazione all’1,2% ad agosto. Confcommercio conferma le previsioni: il Pil 2013 a -1,7% salirà di 0,5% nel 2014, i consumi 2013 a -2,4 mostreranno ancora segno meno – -0,2 – nel 2014. L’Antitrust chiede di ridurre i costi dei conti correnti, valutando possibili risparmi fino a 180 euro, e invita a una maggiore trasparenza per migliorare la concorrenza nel settore. Abi risponde con i tagli già effettuati: il costo medio oggi è 100 euro.

Intanto, due giorni fa è stato definito l’accordo che attribuisce alla Bce la supervisione bancaria unica da settembre 2014. «Un vero passo avanti – per Mario Draghi, presidente Bce – nel creare l’Unione bancaria, elemento chiave di una vera unione economica e monetaria». E se i segnali di una “ripresina” in Italia ci sono secondo l’Europa, le Pmi hanno chiesto un incontro urgente a Letta per parlare di priorità. E futuro.

Nessun commento:

Posta un commento