Il presidente della Repubblica, dopo aver augurato ai prossimi presidenti delle camere e del futuro governo «di adempiere con passione e serietà al proprio incarico», ha aggiunto: «Sarebbe auspicabile e costituirebbe un segnale positivo per chi guarda all'Italia che le scelte relative, appunto, ai vertici delle istituzioni rappresentative, avvenissero in un clima disteso e collaborativo».
«Questa cerimonia cade in un momento complicato per il nostro sistema democratico e per il nostro Paese», ha sottolineato Napolitano. «Lasciatemi osservare che il mio settennato non è mai stato al riparo da tensioni e da bruschi alti e bassi».
IL FT: GRILLO DIMOSTRI DI POTER GOVERNARE «Se il Movimento 5 Stelle continua» a «escludere l'appoggio a un governo che comprenda anche altri partiti», se continua «a sedersi ai margini, negherà agli elettori la chance di veder applicate molte delle politiche per cui lo hanno votato». Per questo il M5S «dovrebbe dimostrare di non essere solo un partito di protesta senza scopo». È quanto sottolinea oggi un editoriale non firmato del Financial Times, dal titolo «Il rancore di Beppe Grillo».
L'atteggiamento del comico-politico, divenuto «un riluttante uomo chiave dopo le ultime elezioni, potrebbe costargli in termini elettorali. Se l'Italia tornasse al voto, gli elettori potrebbero concludere che la forza politica di Grillo non è seria quando si parla di governare», spiega ancora il Ft. E per il foglio della City, Grillo «deve anche mostrare la sua impronta sui temi economici. Il suo programma include sfarzose promesse, come il 'reddito di cittadinanza' per tutti gli italiani. Ma, al di là di vaghi riferimenti alla necessità di tagliare i costi della politica, il M5S non ha ancora spiegato come finanzierà» il provvedimento.
E Grillo «dovrebbe inoltre chiarire se pensa che secondo lui, sarebbe meglio per l'Italia tornare alla lira», evidenzia infine l'editoriale che conclude così: «Gli elettori italiani attendono delle rispose dal M5S. E la risposta del movimento segnerà la differenza tra un criticismo produttivo e una protesta senza scopo».
D'ALEMA: MAI CHIESTO UN GOVERNISSIMO «Ho spiegato le ragioni per le quali in Italia non è possibile che, neppure in una situazione d'emergenza, le maggiori forze politiche del centrosinistra e del centrodestra formino un governo insieme. È una debolezza del nostro Paese e un problema, ma di questo è responsabile il Pdl, in particolare per il ruolo che ha svolto e continua a svolgere Silvio Berlusconi». Massimo D'Alema, in una lettera all'Unità, smentisce di aver proposto la costituzione di un governissimo, parla di «deformazioni insopportabili» da parte della stampa e compie una «autocritica» per i «dubbi» sulla trasmissione in streaming della direzione del Pd, grazie a cui «molti hanno potuto ascoltare e vedere» il suo intervento.
«Non ho tessuto, nel mio discorso, l'elogio dell'inciucio», scrive D'Alema.«Ho ironizzato con quella che è diventata un'ossessione persino dominante nel dibattito pubblico nel nostro Paese, e cioè che i partiti siano tutti intenti a realizzare accordi inconfessabili tra di loro».
«Non credo che in un Paese democratico si debbano disprezzare i compromessi e ho anche lavorato, alla luce del sole, per cercare di raggiungere un accordo per riformare la Costituzione, perchè era il primo punto del programma dell'Ulivo», prosegue l'esponente del Pd. «Citare Gramsci sulla 'paura dei compromessi' è stato un azzardo in un Paese dove prevale la rapidità delle battute o la volgarità delle invettive e dove il mondo dell'informazione scodinzola dietro a un signore che letteralmente li manda a quel paese. Ma non credo - conclude D'Alema - che sia ancora venuto il momento di arrendersi alla volgarità e all'ignoranza».
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