L’Unione Europea si può definire così sul piano monetario; lascia a desiderare sul piano monetario ed economico dove si gira a diverse velocità ma rischia di dimenticare la solidarietà. Così sembrano pensarla Germania, Austria, Olanda e Gran Bretagna, Paesi ricchi e «custodi» del rigore.
Come preannunciato dal ministero della Giustizia olandese, hanno appena concordato di inviare una lettera alla Commissione europea, e quella lettera è l'auspicio di una barriera: ogni Paese – questo in sintesi il contenuto - deve poter rifiutare l'assistenza sociale agli immigrati Ue che
non abbiano mai lavorato prima entro i suoi confini, o deve anche avere
il diritto di espellerli, se c'è qualche imbroglio nelle carte.
Bersaglio non troppo nascosto: quei cittadini romeni e bulgari che dal 2014, finita la moratoria sui loro trasferimenti, potranno cercar lavoro altrove.
Già si parla di centinaia di migliaia di nuovi immigrati.
Alla base di tutto vi è un concetto sottinteso: troppi abusano di
servizi migliori in Paesi più benestanti del loro, troppi fanno i
«turisti del welfare» solo per ottenere ciò che a casa non hanno. E ora
la crisi economica — altro sottinteso — non permette più di far troppa
beneficenza, di scialare.
Ma la barriera dovrebbe riguardare anche studenti, ricercatori,
artisti, insomma tutti e di tutti i Paesi? E come si potrà mai
discriminare fra un passaporto e l'altro? Per David Cameron, il premier britannico, l'«invasione» da Est è diventata quasi un'ossessione. E anche per chi governa a Berlino: la Germania attende fino a 180 mila nuovi immigrati. Magari il vero obiettivo di Cameron e colleghi è il solito, mitologico idraulico (Polish plumber),
stavolta non polacco ma romeno. Ma destinatario del messaggio può
essere anche l'elettore conservatore di Londra, o di Berlino.
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